Archivio per la categoria ‘Porto’

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Il mantra main stream di tutta la presentazione del nuovo piano regolatore del porto è stato “diamo risposte tecniche, lasciamo fuori la politica”, pronunciato dai tecnici che stamani hanno incassato il dissenso, tutto politico, del popolo carrarese: il “fronte del no”, come (s)qualificato dalla stampa da velina in questi giorni.

Noi non cadiamo nel tranello. Il popolo non si confronta con i tecnici (non perché non ce ne siano le capacità, come mostrato da numerosi interventi), il popolo si confronta sul piano politico. Tralasciando quello tecnico, sono due gli aspetti cardine di questo programma che portano a reagire con il “no”:

1. La risposta tecnica, anche laddove fosse la migliore tra le risposte possibili, è la risposta ad un indirizzo politico che vuole operare in ragione di un quadro economico totalmente inesistente, con il solo risultato di avviare operazioni speculative con partecipazione di finanziamento pubblico/privato. Manca oggi nel nostro territorio la volontà politica di rispondere alle emergenze e alle esigenze reali che richiedono analisi e valutazioni attente delle risorse ambientali, delle pericolosità e la riqualificazione di una struttura socio/economica/culturale anche identitaria che si esprime nell’ambito delle microrelazioni e delle microeconomie locali e che saprebbe, a lungo termine, divenire motore essa stessa di ulteriore sviluppo anche sul piano macroscopico. Questa è la proposta alternativa ed è sul piano dell’indirizzo politico. A questa proposta vogliamo che i tecnici, pagati con soldi pubblici, diano risposta.

2. All’accusa di sperpero di denaro pubblico per quella che noi giudichiamo l’ennesima grande opera inutile, si risponde dicendo che ci sarà la partecipazione di soggetti privati. Che dire. Abbiamo tutti sotto gli occhi i grandi risultati che si ottengono quando le opere hanno queste caratteristiche: strada dei marmi, nca (finanziati da partecipazioni pubblico privato); l’attività estrattiva (dove il bene publico è sfruttato per profitto di privati senza ricaduta positiva sul territorio); le opere di “messa in sicurezza” del Carrione (dove la cementificazione ha favorito le tasche di qualche ditta già poco raccomandabile).

Non cogliamo la provocazione. Harlock non mangia la foglia. L’errore, continueremo a gridarlo finché avremo voce, è a monte. Non ci interessa discutere in merito alla risposta tecnica perché è la scelta politica, è la domanda, che è sbagliata.

Diciamo NO a questo piano perché fa parte di un piano politico che non condividiamo.
NO WATERFRONT, BASTA GRANDI OPERE INUTILI!

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Il processo di ristrutturazione e riverginazione della giunta Zubbani, iniziato con il rimpasto post regionali, torna a giocare la carta waterfront. Non è bastato il fallimento -prevedibile- sui bandi europei che rese evidente la natura propagandistica del progetto sul fronte mare, già a suo tempo, quando wf fu front image della campagna elettorale zubbaniana. Ci risiamo, si estrae la stessa carta anche oggi, a finitura del rimaquillage di una giunta incapace di garantire la sicurezza del territorio che amministra -alluvioni, asili che cadono in testa ai bambini, scuole in condizioni strutturali inaccettabili, teatri sigillati dalla procura, biblioteche chiuse o inefficienti- e che si concentra su ciò che sa fare meglio: gettare fumo negli occhi dei meno critici, profetizzando scenari di ripresa nel terziario da Costa Azzurra, con il solo scopo reale di ristabilire equilibri di potere tra i poli che si spartiscono il controllo e lo sfruttamento del territorio e delle sue risorse.

Lontani da ogni concetto di salvaguardia del bene comune, i soldati della maggioranza, guidati dal comandante Zubbani, rilanciano il piano che vedrà realizzato il nuovo assetto stradale a favore della collaborazione pignone-gorgongas, il nuovo pennello sul Carrione per l’ampliamento del porto industriale e la piantumazione di qualche albero sul viale a mare (realisticamente ancora non cantierabili e quindi non realizzabili gli altri lotti, motivo per cui wf non ottenne il finanziamento europeo qualche anno fa).
Ancora l’interesse privato, il profitto di pochi, passa avanti al bene collettivo, alla sicurezza. Si allunga la foce del Carrione consapevoli del tappo generato da questo tipo di intervento e delle conseguenze che avrebbe sulla già inaccettabile situazione attuale rispetto al rischio alluvioni.
Non è un caso che siano proprio i privati a finanziare questo progetto e di certo non perché colpiti da improvviso e generoso eccesso di mecenatismo. Del resto, abbiamo tutti sotto gli occhi la situazione dei nuovi cantieri apuania, dove il generoso investimento di un privato, al quale l’amministrazione ha concesso deroghe e privilegi in cambio di promesse di sviluppo occupazionale, ha portato a licenziamenti, mobilità, cassintegrazione e riduzione in schiavitù di 40 operai che, da due anni, passano le loro giornate chiusi dentro un capannone inattivo aspettando che trascorrano le otto ore.
Che dire poi delle contraddizioni di un reggente che parla di investire sul turismo e, lo stesso giorno, emana un’ordinanza contro la movida della marina e del centro storico, a diretta conferma di quanto queste attività disturbino la realizzazione del disegno politico del re che vuole trasformata la nostra città in un distretto minerario/industriale dove gli unici ammortizzatori sociali siano alcool e droga (16000 sono gli iscritti al cert) e le uniche attività di promozione turistica siano eventi di bassissima caratura come mw2015 o le “mostre” private organizzate dai baroni del marmo.

Dall’altra parte c’è chi questo territorio lo abita, c’è chi qui ha le proprie radici, c’è chi è arrivato qui per costruirsi un futuro migliore, chi ama le nostre montagne, chi il mare; c’è chi lavora da anni per garantire un futuro ai propri figli, c’è chi ha perso la casa e chi il lavoro a causa delle alluvioni, chi a causa di progetti scellerati di questa e di precedenti amministrazioni; c’è chi non riesce ad avere cure adeguate, chi non può permettersi il nido per i figli; c’è chi non trova occasioni di integrazione culturale e sociale.
Dall’altra parte ci siamo anche noi. Dall’altra parte c’è Harlock.

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Autorità portuale Carrara: Presentazione del progetto del nuovo Waterfront

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Il teatrino del M5S in consiglio comunale a Carrara ha mostrato la vera faccia della oramai tanto osannata coerenza, prima la messa in scena dell’uscita dal consiglio dalla caratura teatrale di un film di seconda serie, poi il rientro in scena per il secondo ciak e per finire l’immancabile colpo di scena: la tanto proclamata e inaspettata solidarietà al nostro “amato sindaco”!

Ci chiediamo dunque il perché si debba perdere tempo in una recita che serve solamente a coprire quello che sta succedendo in questi giorni ai lavoratori del lapideoagli/alle operai/e ex NCA, ai lavoratori/lavoratrici della scuola e della sanità.

Tutti stretti nella morsa delle aberranti politiche renziane come l’oramai ben noto Jobs Act che sta piegando i lavoratori e le lavoratrici della nostra città e dell’intero paese, mettendo in ginocchio diritti non negoziabili ed abolendo passo passo lo statuto dei lavoratori.

Allora anche noi vorremmo esprimere solidarietà.

Solidarietà a tutti/e coloro che ad oggi nella nostra città lottano per un posto di lavoro, ignorati dalle istituzioni e dai propri concittadini.

Allor che il vento contro il sole gira, non ti fidar, perche’ torna forte e spira“.

Collettivo Harlock